venerdì, Maggio 2, 2025

Cosa porteresti con te se viaggiassi in carrozza

Puoi scoprirlo al Museo della carrozza di Palazzo Buonaccorsi a Macerata nella teca dedicata al kit da viaggio, donata dal Lions Club Macerata Host. Il presidente Parisella: «Non vogliamo fare dei nostri nipoti dei cocchieri, ma persone capaci di apprezzare la conoscenza e saperla rendere utile strumento»

La nuova teca con il necessaire da viaggio

di Alessandra Pierini

Riesci ad immaginare come sarebbe viaggiare per chilometri e chilometri a bordo di una carrozza trainata da cavalli? La comodità di auto, treni e aerei è oggi normalità, ma basta tornare indietro di poco più di cento anni nella nostra storia per ritrovare le carrozze.
Allora c’erano oggetti che non potevano assolutamente mancare durante un viaggio. Li puoi vedere nel Museo della carrozza di Palazzo Buonaccorsi a Macerata, dove troverai tantissime carrozze dagli usi più variegati ma anche degli spazi dedicati agli strumenti necessari per guidare una carrozza e per viaggiare.

L’intervento di Giuliana Pascucci durante l’inaugurazione della teca. Al tavolo il presidente Piergiorgio Parisella e l’assessora Katiuscia Cassetta

Da pochissimo è stata inaugurata, grazie al Lions Club Macerata Host una nuova teca, realizzata dall’architetto progettista Luca Schiavoni, per l’esposizione di alcuni “Nécessaires da viaggio in carrozza”. Che cosa contiene? Lo racconta Giuliana Pascucci, direttrice scientifica dei Musei Civici Palazzo Buonaccorsi:
«Nella teca sono esposti una pistola da viaggio a pietra focaia che non è una vera pistola, ma una pistola usata come accendino e un accendino antivento da carrozza risalente alla prima metà del 20° secolo, ha un cilindro con un piccolo paravento che consentiva l’utilizzo, perché il fuoco era fondamentale per accendere ma anche per illuminare. Accanto a questi strumenti per far luce, abbiamo un astuccio multifunzionale per tenere magari dei sigari per un piacere nei momenti di pausa ma anche un notebook con un pennino per prendere appunti durante il viaggio. La decorazione è una rosa».
Non finisce qui. Il necessaire da viaggio riguarda anche i domestici delle famiglie nobiliari che si muovono in carrozza, infatti nella teca c’è anche una livrea, l’abito distintivo indossato dalla servitù delle famiglie nobili o reali: «E’ appartenuta alla famiglia Buonaccorsi – precisa Pascucci – ha bottoni dorati e stemma della famiglia. I due pezzi forte sono due oggetti di lusso, due valigette donate da Antonio Volpini, collezionista di oggetti da viaggio. Una delle due è in pelle e serviva per la pausa caffè, dentro troviamo bricco, teiera e base di appoggio, una zuccheriera in acciaio, cucchiaini e tazzine in porcellana. L’altra è una valigia da picnic con l’occorrente per la pausa pranzo per due, barattolo in ceramica per il burro, una sorta di borraccina antelitteram e una gavetta termica per tenere caldo il pranzo».
Ottimamente conservati, questi oggetti permettono di giocare con la fantasia e immergersi nell’atmosfera dell’epoca. Se vuoi, nella biglietteria del museo, è anche disponibile un libriccino realizzato a mano da studenti del liceo artistico Cantalamessa di Macerata durante il loro Pcto (alternanza scuola lavoro) per ricostruire la divisa di cui faceva parte la livrea e puoi anche colorare la ricostruzione secondo i tuoi gusti.

Il presidente Piergiorgio Parisella firma la donazione della teca

Il Museo della carrozza è nato per iniziativa del Lions club Macerata Host nella persona di Oscar Olivelli che convinse il conte Pieralberto Conti a donare al Comune le sue carrozze.
Da allora la collaborazione con il Lions va avanti e segue con convinzione questa linea l’attuale presidente Piergiorgio Parisella, molto attento e sensibile alle esigenze dei più giovani, come ha sottolineato nel suo intervento durante la cerimonia inaugurale che si è svolta ad aprile:

La cerimonia inaugurale

«Visitando qualche anno fa un grande museo francese mi sono accorto che era letteralmente invaso da bambini, adolescenti e giovani, i quali non si trascinavano di sala in sala annoiati, o peggio, trascinati da un educatore solerte. Erano felici, gioiosi. C’era chi seduto a terra copiava in modo del tutto personale un capolavoro figurativo, chi restava ammirato difronte a questa o quella opera, chi semplicemente se ne stava al bar a chiacchierare o in biblioteca a leggere. Mi sono chiesto perché tanta gioventù frequentasse il museo. Mi è stato spiegato che, essendo aperte le scuole tutto l’anno, la visita ai musei è una attività abituale nei periodi in cui non vi sono lezioni ed è praticata sin dai primissimi anni di scuola d’infanzia. Poi l’esenzione dal biglietto vale sino ai 26 anno compiuti (contro i nostri 18), sicché il museo diviene luogo familiare per i giovani francesi e parte integrante della loro vita. E’ evidente la ratio che è alla base di questa politica culturale. Per i giovani il museo è luogo di crescita e apprendimento, ben diversamente da ciò che esso rappresenta per un adulto.
Il Museo della Carrozza, poi, è quello che meglio si presta a avvicinare i giovanissimi alle istituzioni culturali della nostra città (e in genere a tutte) e aiutarne la crescita, attraverso uno stimolo fondamentale che è la fantasia; capacità che nasce dallo stupore, dalla curiosità, dalla intelligenza. Capacità che non sono destinate a restare chiuse nelle mura del museo ma ad espandersi in ogni ambito dell’agire del giovane ideale che abbiamo a riferimento, per farne un uomo/una donna consapevole e socialmente integrato. Ben lieti dunque di aver contribuito a introdurre nel museo un espositore, dove sono visibili nécessaire da viaggio (donati da Antonio Volpini) e una livrea: aiuteranno tanti giovani visitatori a figurarsi un tempo lontano dal nostro, dove si viaggiava a piedi, o su mezzi a trazione animale. A figurarsi un mondo diversissimo da quello che oggi è e, dunque, a interrogarsi sulle ragioni profonde della sua trasformazione e sulla direzione da dare a tale continuo divenire.
Non vogliamo fare dei nostri nipoti dei cocchieri, ma persone capaci di apprezzare la conoscenza e saperla rendere utile strumento. Per farlo abbiamo bisogno di affascinarli, lasciando che aspirino a scoprire, oltre che ad apprendere».

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