giovedì, Luglio 3, 2025

Dalla storia di amicizia con una infermiera nasce l’opera totale di Matisse: a Macerata le sue casule

Dall'incontro con Monique Bourgeois, als uo rapporto con Picasso, l'artista lega la storia della realizzazione della Chapelle du Saint-Marie du Rosaire, a una fitta rete di relazioni Da oggi sarà possibile vedere in una mostra a Palazzo Ricci gli abiti indossati dai sacerdoti durante le funzioni

Taglio del nastro

di Carlo Torregrossa

Quello che ci insegna Henri Matisse è il valore dell’amicizia, ecco perché in occasione dell’Anno del Giubileo la Diocesi di Macerata assieme ai Musei Vaticani e con la collaborazione della Fondazione Carima, ha realizzato la mostra: Henri Matisse e la cappella di Vence – Come farfalle in volo: le casule nella suggestiva cornice di Palazzo Ricci a Macerata. Rendendo omaggio al famoso pittore francese e alla sua unica opera d’Arte totale, la Chapelle du Saint-Marie du Rosaire (La Cappella di Santa Maria del Rosario) a Vance in Francia (Costa Azzurra) realizzata per il Convento delle suore domenicane. La mostra evidenzia tutta la storia e alcune delle opere realizzate dal pittore francese per la Cappella.

la Chapelle du Saint-Marie du Rosaire – foto di Wikipedia

«L’opera di Matisse nasce da una storia di profonda amicizia con Monique Bourgeois» spiega Micol Forti, curatrice della mostra e responsabile della Collezione d’Arte Moderna e contemporanea dei Musei Vaticani. Bourgeois, racconterà Forti, fu l’infermiera di Matisse il quale era molto debilitato dalla sua malattia, perciò aveva inizialmente bisogno di molte cure. Ne nacque una profonda amicizia che porto Bourgeois ad essere anche modella per il pittore francese, fino a quando non decise di farsi suora. Così per un paio d’anni i due non si sentirono più. Trascorsi i due anni di seminario, una volta divenuta suor Jacques-Marie, si incontrò nuovamente con Matisse, chiedendogli una piccola vetrata di decorazione per l’ambiente dove pregavano le suore domenicane, che non disponevano di una Cappella propria. Matisse fece molto di più che una semplice decorazione, decise, pur non essendo credente,  di realizzare una cappella dove le suore domenicane avrebbero potuto pregare. Così il pittore dal 1949 al 1952, si dedicò unicamente ed interamente a questo lavoro, non realizzò nemmeno una pittura su cavalletto.

Micol Forti – Curatrice mostra

La Cappella di San Rosario rappresenta un opera totale, dove l’artista francese realizza ogni singolo elemento: dalle monumentali ceramiche con le immagini della Vergine con il Bambino, La Via Crucis e la figura di San Domenico, l’altare con il Crocifisso, il pavimento, i candelabri, le porte del confessionale, per le quali si ispirò a delle sete Africane e le vetrate, nelle quali scelse di rinunciare al colore per far si che fosse il sole il protagonista. Infatti nelle diverse ore del giorno, il sole che attraversa la vetrata crea differenti colori. Come ultima oggetto Matisse realizzò tra il 1950 e il 52 le Casule, ovvero i vestiti indossati dai sacerdoti durante le liturgie. Per realizzare queste ultime l’artista studierà attentamente la liturgia. Le casule colpirono molto anche Picasso che era molto amico con Matisse. Quando lo andò a trovare e vide queste opere, gli disse «Solo tu potevi realizzare un’opera del genere e fare delle farfalle in volo». Da qui il titolo della Mostra “Come farfalle in volo: Le casule”

Casula

Un opera che impegnò Matisse per tantissimi anni intellettualmente, ma anche fisicamente. Infatti l’artista francese era molto debole, non poteva stare troppo tempo in piedi, tanto che molti lavori per la Cappella li realizzò disegnando dal letto, tramite una canna lunga a volte anche due metri. Superando tutte le difficoltà, riuscì a realizzare la Cappella che fu inaugurata il 25 giugno 1951 dal Vescovo di Nizza Mons. Paul Rèmond.
La mostra presente al Palazzo Ricci di Macerata, aperta a tutta la comunità, permette di osservare l’immenso lavoro di Henri Matisse, ma è anche ricca di elementi unici a partire dalle quattro (su cinque) casule che normalmente sono esposte all’interno dei Musei Vaticani, grazie alla generosità delle suore Domenicane di Lacordaire che le donarono ai Musei nel 1977. Le casule sono esposte però una alla volta, vengono cambiate una volta l’anno, mentre all’interno della Mostra a Palazzo Ricci sono visibili tutte e quattro contemporaneamente. Oltre a questo è possibile visionare i bozzetti preparatori, i veli  copricalice, le stole e persino le copie delle lettere che Henri Matisse si scambiava con la Madre superiora del Convento Mère Agnès. Lettere nelle quali si parlava di lavoro. Di tanto in tanto Agnès e Matisse, si scambiavano oltre alle lettere, anche del cibo.
Una mostra che rappresenta non solo il valore artistico di un artista come Matisse, ma anche il forte sentimento di amicizia che lo legava, in primis a suor Jacques-Marie, per la quale realizzò l’opera, ma anche con altri artisti del calibro di Picasso e persino la madre superiora.

«La Mostra aiuta a riflettere sul rapporto tra l’arte e il sacro» afferma il Vescovo di Macerata Monsignor. Nazzareno Marconi, in quanto Henri Matisse non era religioso, ma ciò nonostante realizzò un opera estremamente sacra. «La mostra fa anche parte di una strategia di promozione del nostro territorio – aggiunge Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche. – attraverso il dialogo e la sinergia si possono vincere i pregiudizi a fare cose molto interessanti per il nostro territorio.» «Questa mostra apre una stagione molto importante per la nostra città. – sottolinea la vice sindaca Francesca D’Alessandro – La mostra rappresenta un dono raro per la nostra città, queste opere di Matisse sono rari da vedere e da oggi saranno esposti a Palazzo Ricci. Un occasione unica per elevarci nel pensiero e nello sguardo.»

«Purtroppo a scuola non viene insegnata la bellezza – sostiene il cardinale Gianfranco Ravasi – La bellezza è alla base dell’arte ma anche nella fede». Cita poi il pittore Svizzero-tedesco Paul Klee «l’arte non rappresenta il visibile, ma l’invisibile che è nel visibile. Una definizione – aggiunge il cardinal Ravasi – che vale anche per la religione. Basta levare la parola bellezza e sostituirla con religione.»

La mostra promossa dalla Fondazione di culto e Religione Vaticani II, dalla Diocesi di Macerata e dai Musei Vaticani, in collaborazione con la Fondazione Carima sarà visibile da oggi, martedì 24 giugno fino a domenica 28 settembre. La mostra è aperta a tutte le visitatrici e tutti i visitatori dal martedì al sabato dalle 16 alle 19 la domenica e tutti i festivi la mostra sarà aperta invece dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Un occasione unica per potersi confrontare con un opera immensa, e per osservare del materiale che solitamente non è aperto al pubblico, potendo così vivere un esperienza unica e arricchente.

Potrebbe interessarti

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Ultime notizie

FOTO