
Vuoi toccare con un dito le stelle cadenti della Notte di Sa Lorenzo? Naturalmente è un modo di dire ma ad Elcito, il Tibet delle Marche, ti sembrerà di essere molto vicino al cielo e quasi di toccare le Perseidi, questo è il vero nome delle stelle cadenti e sono uno sciame meteorico che la Terra si trova ad attraversare durante il periodo estivo nel percorrere la sua orbita intorno al Sole. Quest’anno il momento migliore per vederle è la notte tra il 12 e il 13 agosto.

Naturalmente, per ammirarle, serve un luogo in cui non ci sia luce in modo che la volta celeste possa dare spettacolo. Oltre a questo, Elcito ha anche un altro pregio: qui i cellulari non funzionano e vedere le “stelle cadenti” senza nessun tipo di disturbo è davvero una esperienza immersiva e incredibile.
Ma dov’è Elcito? Perché Elcito ha questo nome dal sound vagamente spagnoleggiante? Da quando e perché viene definito “il Tibet delle Marche”? A rispondere a queste e tante altre domande è Luca Maria Cristini, storico e scrittore, uno dei pochissimi abitanti di Elcito (sono sette in alcuni periodi dell’anno) e autore di una interessante guida pubblicata da Claudio Ciabochi. «Se sul nome Elcito – spiega – è caduto da tempo il mistero, derivando questo da “Elce”, nome arcaico del Leccio, se molti possono ricordare la performance dei monaci tibetani che nel 2001 scesero nella piazzetta dal monte la Pereta, forse non tutti sanno che nel secolo XIX il 16 agosto – giorno del patrono San Rocco – nella piazzetta di Elcito si teneva la curiosa “Fiera dei Garzoni”, che richiamava partecipanti da tutto il circondario. I ragazzi in età da lavoro si proponevano in quell’occasione come aiutanti nella pastorizia o nell’agricoltura, a seconda delle proprie attitudini, rivelate dal tipo di bastone che recavano quel giorno in mano».

Se si arriva a Elcito, non si può non passare anche da Canfaito. Leggendo il volume si scoprirà che, oltre al notissimo “foliage”, Canfaito offre ben altro in ogni stagione. Prima di tutto il faggio più vecchio delle Marche, il cosiddetto “Patriarca” e, soprattutto, una ricca biodiversità animale e vegetale con un percorso adatto ai più piccoli alla ricerca di Blu, la rosalia alpina. Tra le altre curiosità che la guida svela, ci sono le vicende che hanno riguardato l’erezione della Croce del Monte San Vicino e che la vetta del monte è un preciso riferimento, un turning point, per il volo a vista degli aerei militari.
(a.p.)