domenica, Maggio 4, 2025

Adriano Raparo, il maceratese che ha studiato i cognomi con un metodo rigoroso

La figura dello studioso è stata ricordata sul palco di Macerata Racconta dall'esperto di forme dialettali Agostino Regnicoli e dalla docente Unimc Francesca Chiusaroli. Hanno ripercorso le curiosità e gli aneddoti che si celano dietro al modo in cui ci chiamiamo

 Agostino Regnicoli e Francesca Chiusaroli

di Carlo Torregrossa

Tutti noi abbiamo un cognome e conosciamo qualcuno che ne abbia uno, come potrebbe essere altrimenti. Ma cosa sappiamo delle origini dei cognomi? Da dove derivano? La professoressa dell’Università di Macerata Francesca Chiusaroli, assieme ad Agostino Regnicoli, cultore ed esperto di forme dialettali, hanno presentato ieri pomeriggio alla Galleria degli Antichi Forni di Macerata, la seconda edizione del libro scritto da Adriano Raparo I cognomi di Macerata e della sua provincia.
Raparo è morto lo scorso 15 settembre, la presentazione di questa seconda edizione (la prima uscita undici anni fa) è stata anche un occasione per salutarlo un ultima volta, e rendergli omaggio.

«Il 2 maggio del 2014 venne pubblicata la prima edizione del lavoro sui cognomi. Durante questo periodo Raparo era malato e in ospedale, ma questo non lo fermò dal mandarmi correzioni, aggiunte e messaggi su whatsapp» racconta Agostino Regnicoli, evidenziando la grande passione e instancabilità di Adriano Raparo
«Conobbi Adriano 30 anni fa, era un uomo di grande cultura – lo ricorda Regnicoli – Avevamo in comune l’interesse per tutto quello che riguarda la lingua e il dialetto».
Il dizionario dei cognomi di Macerata si colloca all’interno della collana CASEdiTERRA
che comprende: Me sa mijj’anne di Silvano Fazi, Vocabolario del dilaetto di Matelica di Ennio Donati, Lu Pringipittu riscritto in dialetto marchigiano da Agostino Regnicoli, Piticchjì di Silvano Fazi e in fine il libro sui cognomi di macerata.
«I cognomi rientrano – spiega Francesca Chiusaroli – nella grande scatola dell’onomastica (ramo della linguistica che studia, all’interno di una o più lingue o dialetti, il sistema dei nomi propri, i processi di denominazione e le loro caratteristiche). Grazie ai cognomi riusciamo a risalire all’identità personale. Il cognome ci mette un etichetta ed è collegato al modo in cui ci chiamano».

Francesca Chiusaroli

«Dopo la prima edizione Adriano continuò a svolgere ricerche su questo tema, giungendo così ad un metodo più rigoroso – racconta Regnicoli – aggiungendo nuovi cognomi e correggendone circa 50».
Ma quali sono le origini dei cognomi? Molti sono legati ai mestieri, ad esempio Acquaroli (del quale a Macerata troviamo 41 occorrenze, tra cui quella del presidente della Regione Francesco Acquaroli) deriva da Acquarolo, ovvero chi va in giro a vendere l’acqua. Oppure Chiusaroli, (del quale abbiamo 40 occorrenze a Macerata) deriva da chiusarolo, l’addetto alla chiusa della diga.
Molti altri cognomi derivano dai nomi di città o località, ad esempio Acqualagna, Appignanesi o Torresi, che deriva da Torre San Patrizio
Altre origini dei cognomi derivano dai soprannomi: Acquaticci che deriva da Acquaticcio,  sono delle vinacce rimaste dalla spremitura dell’uva, che vengono utilizzate per fare un vinello frizzante e leggero, Zagaglia da Balbettare (zagaglià in dialetto Recanatese)
Ovviamente ci sono moltissimi cognomi che derivano dal dialetto: Cioccoli, da cioccu, ovvero zoccolo, Ciottoli da ciotto, sassolino, Paccacercqua o Paccamiccio che deriva da pacca, spaccare e miccia, colui che rompe qualcosa con la dinamite.
«Un capitolo particolare è quello dei trovatelli – spiega Regnicoli, – alcuni cognomi denunciano il fatto che si trattava di bambini trovati» come ad esempio Accattoli che deriva da accatto, accattare.
Molti trovatelli ricevevano nomi botanici, «all’anagrafe di macerata due secoli fa, l’Ufficiale chiamato a registrare i cognomi dei bambini e delle bambine senza genitori, aveva un piccolo manuale di botanica e sceglieva i nomi in base alla pagina che capitava.» racconta Regnicoli. Ad esempio Ballacocconi infatti deriva da ballacocca, ossia alboccocca.

Un libro curioso, e unico nel suo genere che contribuisce a raccontare una parte della storia marchigiana, e non solo. Questo perché grazie ai cognomi, come si è potuto osservare dai vari esempi fatti, si riesce a risalire a mestieri, soprannomi o origini familiari.
Un’opera da scoprire e che regala sicuramente ottimi spunti di riflessione e perché no?, anche di conversazione.

 

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