
Reporter Junior in azione al Convitto Leopardi di Macerata. La classe 1C della scuola secondaria di I grado ha realizzato una serie di interviste a tema musicale per Cronache Junior. Ecco la terza intervista.
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di Aurora Capradossi, Carolina Graziani, Agnese Menichelli, Julia Khoja, Tobia Quondam, Francesca Mercuri, Alice Orlandi e Camilla Sacchetta
Impegnarsi al massimo, studiare sempre, investire non solo su quello che ci piace: questo è lo stile di vita e di studio di Marta Montanari, insegnante di flauto traverso al Convitto Nazionale Leopardi di Macerata, primo flauto nell’Orchestra Sinfonica dell’Adriatico, musicista eclettica e intraprendente. Ancora bambina, ha sdoganato la presenza femminile in ambito bandistico, un traguardo che ha segnato l’inizio di una importante carriera musicale.

La sua passione per la musica nasce da bambina, grazie alla sua famiglia, e oggi vanta una carriera che l’ha vista calcare i palchi di tutto il mondo, dall’Ucraina all’Oman. La classe 1ª C del Convitto Nazionale Giacomo Leopardi ha avuto l’opportunità di intervistarla, scoprendo tante curiosità sulla sua vita, la sua carriera e le sue passioni musicali.
Marta Montanari, perché ha deciso di fare questo mestiere?
«Secondo me il mestiere si sceglie ma è anche vero che il mestiere sceglie te. Nessuno in famiglia aveva seguito studi seri in questo campo ma ho sempre respirato musica a casa. Da piccola volevo seguire le orme di nonno Duilio, che suonava il clarinetto e il mandolino. Anche mio padre Mauro suonava e cantava. Ricordo che ogni domenica, appena svegli, accendevamo la radio per ascoltare musica insieme. Al termine del primo anno del corso ad indirizzo bandistico mi fu assegnato il flauto traverso e lì iniziò la mia passione per questo strumento. Ricordo con tanta emozione il mio primo flauto, un regalo per la Prima Comunione degli zii, Filippo e Giuseppina Agnetti. Questa collana che indosso ora l’ho fatta fare con i vecchi tamponi di quello strumento. Da lì in poi ho messo sempre tanto impegno negli studi e mi sono fatta avanti con spirito di avventura».

Qual è stato il suo primo traguardo importante?
«Aver aperto la strada alla presenza femminile in un complesso bandistico a Macerata. Sono stata la prima donna, ho rotto un tabù. Era il 1982, avevo nove anni e nella Banda Salvadei non c’erano altre ragazze che suonavano, non c’erano mai state. Mi sentivo speciale, ma anche un po’ sfidante verso le convenzioni. Ho continuato a seguire la mia passione con determinazione e impegno».
Quali sono i suoi punti di riferimento negli studi?
«Oltre alla mia famiglia, sono stati fondamentali i miei maestri di Conservatorio. Ho studiato a Recanati, Pescara, Fermo e in Germania, suonando con grandi maestri come Bruno Cavallo, Francesco Chirivì, Cristina Bertoli, Dante Milozzi e Arturo Danesin. Ogni maestro mi ha insegnato qualcosa di fondamentale, e lo studio non finisce mai. Adesso ad esempio mi sto laureando in Jazz, un genere di musica che mi affascina molto. Sono anche laureata in Lingue, un’altra mia passione».
Quali sono i suoi musicisti preferiti?
«Giacomo Puccini, John Williams e Gustav Holst. Mi piacciono anche i Queen e i Police, ma ascolto tantissimo anche Miles Davis, uno dei miei trombettisti preferiti. La musica disco degli anni ’70 e ’80 mi ha sempre divertito molto»

Che emozioni prova quando suona?
«All’inizio è normale un po’ di paura, poi mentre suono mi sento investire da una serie di emozioni che è difficile spiegare. Alla fine, quando il pubblico applaude, mi abbraccia una grande soddisfazione. Essere sul palco è qualcosa di incredibile.»
Che consiglio darebbe ai più giovani, musicisti o meno?
«Investite tempo e fatica, anche su ciò che non vi piace! Ponetevi sempre in ascolto, per poter ricevere insegnamenti dagli altri, senza mai sentirvi superiori. Concentratevi e applicatevi sempre al massimo. La musica, come la vita, è impegno e costanza, non si riesce solo con il talento».

Un progetto a cui tiene molto?
«Il quartetto F.A.T.A., acronimo che sta per Fuoco, Aria, Terra e Acqua, dai segni zodiacali delle quattro flautiste che lo compongono: io, cioè l’Acqua, Elisa Ercoli, Lucia Paccamiccio e Alessandra Petrini. Nasce nel 2016 da un’idea che avevo di mescolare musica e teatro per poter portare in scena la situazione femminile e riscoprire in modo nuovo la femminilità».
Quali sono i prerequisiti per diventare bravi flautisti?
«Il flauto traverso è uno strumento molto “fisico”, essere in forma aiuta tanto, come anche una certa conformazione della bocca. Ma gli ingredienti principali per diventare bravi, in questo come in altri campi, sono tempo, pazienza e lavoro intelligente, per dirla con Marcel Moyse».

I suoi alunni e le sue alunne la definiscono “fantasiosa, energetica, alacre, appassionata”. Le piace più fare l’insegnante o la concertista?
«Dipende dai momenti della vita. La musica dà tanta energia, e anche essere insegnante dà grande soddisfazione. Trasmettere la passione per la musica ai giovani è una delle cose più belle che si possa fare».
Cosa la lega al Convitto Nazionale Giacomo Leopardi?
«Insegno al Convitto da più di 16 anni. Questa scuola mi ha fatto sentire come a casa. Ogni giorno vivo una bella esperienza con gli studenti e sono molto legata a questa realtà. Spero si possa tornare presto nella sede storica che era davvero meravigliosa».

Qual è la cosa che le piace di più del suo lavoro?
«Il contatto con le persone. Che siano gli studenti in classe o il pubblico durante un concerto o i colleghi musicisti, ogni incontro è un’esperienza unica».
Un sogno per il futuro?
«Solo uno, poter suonare tutta la vita».

