di Carlo Torregrossa
Un marchigiano come Papa? Nella storia è già successo una decina di volte.
Domani sarà aperto il conclave per stabilire chi sarà, tra i cardinali, il prossimo pontefice dopo la morte di Papa Francesco. Di questa procedura si è già ampiamente discusso, e inevitabilmente se ne discuterà nei prossimi giorni, ma intanto cosa sappiamo dei Papi? E soprattutto di quelli marchigiani?

Su 266 pontefici (il prossimo sarà il 267esimo) quelli marchigiani sono stati dieci: Giovanni XVIII: (1003-1009)
Sisto V: (1585-1590), originario di Grottammare
Clemente XI: (1700-1721), originario di Urbino
Leone XII: (1823-1829), originario di Genga
Pio VIII: (1829-1830), originario di Cingoli
Pio IX: (1846-1878), originario di Senigallia
Benedetto XIII: (1394-1423), originario di Napoli (ma legato alle Marche anche per aver riconosciuto l’università camerte)
Niccolò IV: (1288-1292), originario di Ascoli Piceno
Adriano VI: (1522-1523), originario di Urbino
Innocenzo III: (1198-1216), originario di Ancona.
Il primo è Giovanni XVII, detto sicco o Siccone, che si pensa sia nato a Rapagnano anche se, come afferma Gabriele Nepi all’interno del suo libro Curiosità sui papi marchigiani edito da Città Ideale, le fonti non sono sicure e anzi contrastanti: «L’unica fonte è la lapide del suo epitaffio».

Il secondo pontefice marchigiano che vale la pena citare fu Marcello Cervini di Montefano conosciuto anche come Papa Marcello II. Fu anche l’ultimo pontefice ad utilizzare il nome di battesimo come nome da papa.
«Figura di indubbio rilievo per la chiesa cattolica» scrive Luigi Marra, all’interno del libro I sommi pontefici nati nelle Marche edito da Aras
Fu un grande studioso e molto apprezzato dal cardinale Ettore Gonzaga. Il suo pontificato fu ricordato come estremamente rispettoso delle norme e per il suo interesse al benessere della società. Marcello II creò anche delle Commissioni Cardinalizie per assicurare a Roma la giusta quantità di grano, si adoperò per stabilire una riforma tributaria equa, e abolì la Guardia Svizzera sostenendo che si era più protetti dalla croce che dalla spada.

Felice Peretti di Grottammare, meglio noto come Sisto V fu il papa delle Opere pubbliche. Durante il suo pontificato si concluse la Cupola di San Pietro, inoltre, fece realizzare un acquedotto di 44 Km che collegava le numerose fontane di Roma e intervenne anche nei palazzi di San Giovanni in Laterano e Santa Maria maggiore. Ebbe un grande impatto anche nelle opere pubbliche, non solo intervenendo sulle strade, ma anche completando l’edificio che ospita la nuova biblioteca vaticana, salvando i numerosi volumi dall’umidità in cui erano tenuti precedentemente.
Fece anche portare nella Capitale e installare quattro obelischi (monumenti di origine egizia)

A Roma gli obelischi in totale sono tredici, undici dei quali sono stati fatti innalzare da papi marchigiani, abbiamo già citato Sisto V, gli altri sono: Clemente XI di Urbino e Pio VIII, che si avvalse di un Architetto di Camerino, Giovanni Antinori, che si occupò tra l’altro di erigere l’obelisco che si trova proprio di fronte a Montecitorio.

Tra i papi marchigiani come non citare Papa Pio IX Giovanni Maria Mastai Ferretti di Senigallia, il papa più longevo che visse i tumultuosi anni dell’Unità d’Italia, in un periodo storicamente complicato per la Chiesa Cattolica. Di lui Benedetto Croce disse «Un Papa contro l’Italia, ma che è stato anche il Papa di quella primavera italica. È l’uomo che gli italiani, avevano, nonostante tutto, amato»
«Fu un Papa con molteplici contraddizioni – scrive Luigi Marra – che, come Sisto V, fu molto interessato alle opere pubbliche. Contribuì alla formazione del clero, aprendo diversi seminari e fu anche moderatamente aperto alla libertà di stampa. Allo stesso tempo fu molto indifferente verso le correnti di pensiero di quegli anni (1846) e le scoperte scientifiche. Gli ultimi anni del suo pontificato furono caratterizzati da una forte rassegnazione, arrivando a non partecipare più alla vita pubblica.
Sembra che Pio IX divenne papa grazie ad un Cardinale di Ussita, Pietro Gasparri, il quale sul punto di diventare pontefice, rifiutò la carica, convogliando tutti i voti a Giovanni Maria Mastai, che divenne poi papa Pio IX. I documenti del conclave che lo condussero ad ottenere il pontificato sono conservati all’interno della Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata

Le Marche sono piene di riferimenti ai papi: San Severino conserva alcune reliquie, indumenti ed effetti personali di Papa Celestino V, al Museo Piersanti di Matelica è conservata una scarpa nuova di Papa Benedetto XIII, al Museo della Calzatura di Sant’Elpidio a Mare possiamo trovare le pantofole papali di papa Giovanni XXIII e di Paolo II.
Infine Bruno Domari di Monte San Giusto ha realizzato le scarpe di Benedetto XVI.
I papi marchigiani sarebbero potuti anche essere nove, Giovanni Minio di Morrovalle, non divenne papa per un solo voto, al suo posto fu eletto Bonifacio VIII.

Queste sono alcune delle curiosità “papali” in vista del conclave che vede la partecipazione di due cardinali marchigiani, uno è Giuseppe Petrocchi, ascolano, 77 anni, arcivescovo emerito dell’Aquila e l’altro Augusto Paolo Lojudice, 60 anni, cardinale e arcivescovo metropolita di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino, che ha origini fermignanesi. Ha superato invece i limiti di età il cardinale Edoardo Menichelli di San Severino.
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